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Firenze, ottobre 1966. Non fa che piovere. Un bambino scompare nel nulla e per lui si teme il peggio, forse un delitto atroce. Il commissario Bordelli indaga disperatamente, e durante le indagini arriva l'alluvione... La notte del 4 novembre l'Arno cresce s'ingrossa, va a lambire gli archi di Ponte Vecchio, supera gli argini e la città è travolta dalla furia delle acque. Le vie diventano torrenti impetuosi... «Faceva un gran freddo, e la stanza era rischiarata dalla luce del giorno. Bordelli andò ad aprire la finestra. Sotto il cielo limpido, lo spettacolo era ancora più desolante. Il fango se n'era andato quasi del tutto, lasciando in regalo automobili sfasciate, portoni sfondati e saracinesche sventrate, macerie di ogni genere portate dalla furia della corrente. Una spessa riga di nafta ancora umida segnava i muri a più di tre metri di altezza. In lontananza si sentiva il suono lamentoso di molte sirene, e il motore regolare degli elicotteri. I fantasmi della notte cominciavano a uscire di casa, pallidi, sfiniti, lo sguardo incredulo. Sciaguattavano nella melma con gli stivali o con le scarpe fasciate da sacchetti di plastica legati alle caviglie, guardandosi intorno con gli occhi divorati dalla stanchezza. Ogni tanto una sirena si staccava dal coro e sembrava avvicinarsi, poi si allontanava e tornava a confondersi con le altre.»